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Un servizio nazionale per gli anziani non autosufficienti

di Gianmario Cinelli e Francesco Longo

 

Gli anziani non autosufficienti, ossia le persone di età superiore o uguale a 65 anni che non sono in grado di compiere in autonomia e senza bisogno di assistenza le attività di vita quotidiana, sono circa 2,9 milioni. Di questi, 1,5 milioni di anziani non autosufficienti non ricevono assistenza pubblica. Il restante 50%, invece, beneficia spesso di servizi insufficienti o inappropriati rispetto alle proprie condizioni di salute. In questo contesto, la presa in carico degli anziani avviene al di fuori del perimetro pubblico, attraverso l’assistenza diretta delle famiglie e il sostegno delle badanti.

L’assenza di un sistema integrato per gli anziani in LTC, e la conseguente natura frammentata dei servizi, causa diverse criticità. Un utilizzo inefficace e inefficiente delle risorse pubbliche, privilegiando i trasferimenti monetari incondizionati all’erogazione di servizi pubblici di qualità. Diseguaglianze di accesso e territoriali, associate alla complessità di accedere di diversi interventi per le persone marginalizzate o alla capacità produttiva fortemente eterogenea dei diversi contesti territoriali. Infine, l’assenza di un sistema integrato indebolisce l’SSN, visto che gli anziani sono spesso assistiti in modo inappropriato presso strutture sanitarie, e abbassa l’occupazione femminile e la produttività, dato che la presa in carico delle persone in condizione di bisogno ricade sulle famiglie e in particolare sulle donne.

L’importanza dei servizi di assistenza degli anziani non autosufficienti resa evidendante dalla pandemia Codiv-19, la rilevanza sociale che hanno assunto i lavoratori in settori “essenziali” che svolgono un ruolo di cura, rappresentano un’occasione unica per promuovere una riforma di sistema dell’assistenza agli anziani non autosufficienti.

Il governo dovrebbe istituire un Servizio Nazionale per gli Anziani Non Autosufficienti, introducendo un distinto pilastro del welfare nel sistema italiano, come già avvenuto da tempo in molti altri paesi EU. La frammentazione degli interventi attuali dovrebbe essere sostituita da un sistema unico e integrato, dotato di una propria filiera istituzionale, un fondo unico nazionale e un’unità di accesso unificate. I livelli di assistenza dovrebbero essere commisurati alle effettive condizioni di salute e alla tipologia di servizi scelti e gli anziani dovrebbero avere la facoltà di scegliere liberamente che tipologia di servizio beneficiare.

Il Servizio Nazionale per gli Anziani Non Autosufficienti dovrebbe ambire a integrare e orientare la crescente spesa privata verso verso servizi di qualità e buoni lavori per promuovere lo sviluppo di un settore professionale. L’istituzionalizzazione di un sistema integrato permetterebbe di dare dignità e professionalizzare le badanti a cui attualmente è affidata la tenuta del sistema, creando un settore dei servizi di assistenza e nuova occupazione.

Il Servizio Nazionale per gli Anziani Non Autosufficienti sarebbe sostenibile sotto il profilo finanziario. A parità di risorse pubbliche, il nuovo sistema potrebbe assistere 190 mila anziani in più, incrementando il numero di beneficiari di servizi domiciliari e introducendo un’assistenza domiciliare robusta per circa 400 mila anziani.